Cookie Consent by Free Privacy Policy website Valeria Ghezzi, presidente di ANEF, in un’audizione presso la Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati
novembre 25, 2021 - ANEF

Valeria Ghezzi, presidente di ANEF, in un’audizione presso la Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati

L'economia di montagna è una voce importante del Pil nazionale e una vera e propria filiera che è stata bruscamente interrotta negli ultimi mesi a causa della pandemia di Covid-19. La perdita del 93% del fatturato (- 98% se si parla del solo settore funiviario) è un evidente segno di criticità nell'immediato ma gli effetti nel medio periodo sono ancora difficilmente quantificabili. I ristori hanno coperto le più ingenti necessità di liquidità ma non garantiscono la capacità di investimento nei prossimi anni.

Ne ha discusso il presidente di #anef, Valeria Ghezzi, in un'audizione presso la Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati in rappresentanza anche degli altri rappresentanti chiave del mondo dell'economia montana: ASSOSPORT, Federturismo e Confindustria Alberghi.
 
La montagna copre un terzo del territorio nazionale, un'area dal grande valore naturalistico, ricco di storia e tradizioni oltre che sede di "economie" che non si limitano alle attività ricettive ed enogastromiche ma che riguardano anche la produzione di calzature e articoli sportivi e il settore metalmeccanico. Dai produttori di impianti a fune a quelli di sistemi per l'innevamento programmato, settori dove le aziende italiane sono un'eccellenza riconosciuta in tutta il mondo.
 
Per questo il PNRR (Piano Nazionale di Recupero e Resilienza) è un'occasione per le "terre alte" che necessitano di iniziative strategiche e investimenti, da quelli infrastrutturali fino agli interventi per la sicurezza idrogeologica che possano consolidare e rilanciare un'economia che, oltre ad essere fonte di reddito per migliaia di famiglie, è anche uno strumento sociale per scongiurare lo spopolamento e l'abbandono dei territori. 

La montagna ha bisogno innanzitutto di lavorare e poi di investimenti strategici che non si limitino a rendere più appetibile e vendibile il "prodotto" ma che aiutino a strutturare e destagionalizzare l'offerta, che sostengano le piccole realtà e che aiutino le più grandi a mantenere le proprie quote di mercato. Un processo non solo economico ma anche culturale: la montagna dovrebbe essere promossa al livello scolastico e le famiglie (anche le meno abbienti) così come i giovani dovrebbero essere incentivati, anche economicamente, a viverla e a frequentarla.

In questo senso riveste una grande importanza il tavolo istituito e presieduto dal Ministro Mariastella Gelmini, una sorta di "cabina di regia" tra tutte le parti interessate, per coordinare le iniziative e concretizzarle in una legge orientata alla tutela e allo sviluppo dei territori montani. Oltre a questo, andrebbero intraprese iniziative come l'istituzione di una "Giornata della montagna" nelle scuole e attività di respiro internazionale, magari sfruttando le potenzialità di ENIT, tagliate su misura per la promozione di Alpi e Appennini.
 
La stagione è alle porte e, nonostante la quarta ondata stia investendo l'Europa, il desiderio degli operatori della montagna è innanzitutto quello di lavorare, finalmente, dopo 20 mesi. Nel malaugurato caso che i contraccolpi di questa nuova ondata pandemica colpissero di nuovo la montagna, (non ci chiudono ma il rischio è di lavorare senza coprire i costi ndr) la richiesta alle istituzioni sarà quella di attivare nuovamente interventi straordinari per facilitare l'accesso al credito e alla ristrutturazione dei debiti, esenzioni o riduzioni d'imposta e incentivi per gli investimenti produttivi.