Cookie Consent by Free Privacy Policy website L'enantio a piede franco è un nuovo Presidio Slow Food!
settembre 21, 2022 - Slow Food Italia

L'enantio a piede franco è un nuovo Presidio Slow Food!

Si tratta di un antico vitigno autoctono diffuso nella Vallagarina, al confine tra le province di Trento e Verona, e ha una peculiarità davvero speciale: il modo in cui si moltiplicano le piante!

Il Presidio Slow #food dell'enantio a piede franco sarà presentato ufficialmente a Terra Madre Salone del Gusto, a Torino dal 22 al 26 settembre: l'appuntamento è in programma sabato 24 presso lo stand di Slow #food Trentino. Parteciperanno i tre i produttori che aderiscono al Presidio: l'azienda agricola Roeno della famiglia Fugatti di Brentino Belluno (Verona), l'azienda agricola Vallarom di #barbaramottini e Filippo Scienza di Avio (Trento) e l'azienda agricola #lorenzobongiovanni di Sabbionara (Trento).

 

Per parlare del nuovo Presidio Slow #food dell'enantio a piede franco potremmo cominciare dall'inizio, cioè da Plinio il Vecchio e da quella storia che ci riporta indietro di un paio di decine di secoli, o magari dal fondo, cioè dalla vinificazione e dall'imbottigliamento di questo vino che nasce in Vallagarina, tra le province di Trento e Verona. Ma un nome così curioso per un vitigno non lascia spazio a dubbi: meglio partire da lì. Enantio a piede franco, dunque, si riferisce a una varietà di vite – l'enantio, appunto – le cui piante nascono per propaggine – a piede franco – senza essere innestate. Niente barbatelle, insomma: queste piante corrono sul terreno e, con la sapiente mano dei viticoltori, si riproducono.

Le viti hanno i piedi?

A spiegare il sistema della propagazione delle viti è #lorenzobongiovanni, referente dei tre produttori che aderiscono al nuovo Presidio Slow #food: «Si prende un tralcio (cioè un ramo giovane, ndr) della pianta, lo si ripiega verso il terreno, lo si interra in una buca per circa 30 centimetri e poi lo si fa riemergere dal suolo per una spanna. Si riempie la buca e si aspetta che il tralcio "spinga" verso l'altro, cioè cresca, mentre dalle gemme sotto terra le radici si propagano». Poi, è solo questione di tempo: «Nel giro di due o tre anni, il tralcio sarà grande e forte, così si procederà a separarlo dalla pianta madre». A proposito di pianta madre: anche lei, cioè la prima a venire piantata in vigna, è autoctona al 100%: «È da più di quarant'anni che non ne faccio, perché non abbiamo più fatto nascere nuovi vigneti ma soltanto propagato quelli esistenti, ma il meccanismo prevede di prendere un tralcio da un'altra pianta di enantio, farla radicare in acqua e poi piantarla. In altre parole, niente portainnesti esterni, nessun materiale vivaistico, ma soltanto il patrimonio genetico della stessa pianta».

Maggiori informazioni nel comunicato stampa da scaricare