Cookie Consent by Free Privacy Policy website Finalmente il 17 aprile ritornano i Pasquali. A Bormio vivere la montagna è anche tradizione
marzo 17, 2022 - Bormio Tourism

Finalmente il 17 aprile ritornano i Pasquali. A Bormio vivere la montagna è anche tradizione

Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia, ritorna l’evento folkloristico più sentito dai bormini. I Pasquali sono una tradizione viva, oggi come nel Medioevo, epoca in cui affondano le loro origini.

Bormio (SO), 17/03/2022 - #Bormio è montagna a 360°: natura, sport, attività all’aperto, wellness, enogastronomia, ma anche tradizioni autentiche, storia e arte. Bormio è uno dei pochi paesi montani che, a un’altitudine di 1.225 mt. s.l.m, può vantare un centro storico ricco di arte e cultura. I Pasquali di #Bormio sono una manifestazione unica che affonda le proprie radici nelle tradizioni contadine e religiose e che, ancora oggi, richiama l’attenzione e la partecipazione attiva di tutti i bormini.

Con il termine “Pasquali” si indicano delle elaborate portantine a tema religioso: queste vengono costruite dai giovani del paese nei mesi invernali, pronte per essere portate a spalla il giorno di Pasqua – ovvero il prossimo 17 aprile – in una colorata sfilata per le vie di #Bormio. La loro costruzione richiede impegno, abilità e professionalità artigianale. Nei vari “Reparti” (quartieri) del paese (Buglio, Combo, Dossiglio, Dossorovina e Maggiore) si formano dei gruppi di persone che, sotto la guida di un capo, preparano il loro progetto. Tutto è studiato nei dettagli, dal significato religioso alla lavorazione, e falegnami, fabbri e artigiani esprimono il meglio della loro arte: lo scopo naturalmente è riuscire a creare il Pasquale più rappresentativo. La manifestazione è resa ancor più suggestiva dalla partecipazione di bambini, famiglie e gruppi folkloristici, tutti vestiti con il costume tradizionale. I “pasqualisti” portano a spalla le portantine, mentre le donne, con i bambini e gli anziani, completano la sfilata con fiori e piccoli prodotti artigianali. Una giuria stila infine una classifica in base a diversi fattori, dal significato religioso al lavoro artigianale e artistico, senza dimenticare l’aspetto culturale e di tradizione, fulcro della manifestazione stessa. I Pasquali restano in esposizione in piazza del Kuerc fino al lunedì di Pasquetta.

La tradizione dei Pasquali, folkloristica e religiosa insieme, affonda le radici nell’antica cultura contadina di #Bormio: le prime testimonianze risalgono al XVII secolo, quando il giorno di Pasqua esisteva l’obbligo di preparare e cucinare un agnello da distribuire in piazza del Kuerc, la piazza centrale del paese. Alla fine del XIX secolo s’introdusse la benedizione dell’agnello vivo e, da qui, nacque la gara tra i Reparti per adornare al meglio il proprio animale. A poco a poco, s’incominciò ad adagiare gli agnellini su delle portantine di muschio addobbate e, da lì, si arrivò ai Pasquali così come oggi vengono celebrati.

Ecco il programma dettagliato dei Pasquali del 17 aprile 2022

  • Entro le ore 9.00 di domenica - Raduno dei partecipanti in piazza V Alpini
  • ore 10.00 - Inizio sfilata per le vie del paese: via Al Forte – via San Vitale – via Roma – piazza Cavour/Kuerc
  • ore 11.30 - Benedizione degli agnelli e dei Pasquali in piazza Cavour/Kuerc (dove rimarranno in esposizione fino al lunedì 18 aprile)
  • ore 17.00 - Premiazione in piazza Cavour/Kuerc

Tutte le info su: https://www.Bormio.eu/it/i-pasquali

Bormio tra storia, arte e cultura

Grazie alla sua posizione lungo le rotte commerciali del Nord e del Sud Europa, #Bormio ha goduto a lungo di un'autonomia e una ricchezza che si rispecchia ancora oggi nel suo centro storico. È facile, infatti, perdersi tra le vie e i vicoli dove chiese, palazzi e case medievali si mescolano alle architetture del XIV-XVI secolo, epoca d’oro del Contado. Tra queste svetta il Palazzo De Simoni, risalente al XVII secolo, che, dal 1962, ospita il Museo Civico. Qui, in 27 stanze sono esposti oltre 4.000 oggetti che narrano, con una ricostruzione ambientale, la cultura, l’artigianato, il lavoro, il folklore e la vita religiosa nel bormiese.

Dai vicoli si possono godere prospettive uniche dal punto di vista paesaggistico, con gli scorci tra le case che fanno intravedere il rudere del Castello di S. Pietro e la cima del Vallecetta o la cresta dolomitica della Reit e i campanili delle chiese di S. Vitale e S. Ignazio. Da Piazza del Kuerc, che prende il nome dal luogo coperto dove venivano sbrigate tutte le faccende politiche e legali, ha inizio la via Roma anima per eccellenza del passeggio nel cuore del paese.

L’antica arte dell’intaglio

La tradizione bormina della scultura e dell’intaglio del legno ha lasciato un segno nell’arte e nell’industria dell’intera Valtellina. Ne abbiamo moltissimi esempi sia nelle eleganti decorazioni delle ancone, dei tabernacoli, degli altari, degli organi, delle cantorie e dei pulpiti delle chiese, come pure nelle cornici dei quadri sacri e profani piuttosto che nelle sc’tue (stanze delle case rivestite in legno dove la famiglia ricca o povera, borghese o contadina passava la maggior parte della giornata nei lunghi mesi d’inverno, dunque i locali meglio riscaldati), nei mobili delle case patrizie, così come negli splendidi portali intagliati in legno, tipici delle case di #Bormio.

Un mestiere, quello dell’intaglio del legno, che è sopravvissuto fino ai giorni nostri per il suo carattere di adattabilità al mercato, passando dalla più raffinata opera d’arte alla lavorazione più modesta prontamente utilizzabile e facilmente commerciabile.

Il gusto della tradizione

Testimone di antica tradizione è anche l'enogastronomia. Per imparare tutto bisognerebbe fare un corso completo. S’inizia a stuzzicare l'appetito con l'arcinota bresaola della Valtellina, accompagnata da un antipasto di sciatt (frittelline di grano saraceno ripiene di formaggio); seguono i primi, i mitici pizzoccheri o le manfrigole (crespelle di grano saraceno ripiene di formaggio e bresaola); di secondo, la tradizionale polenta taragna, accompagnata da un salmì di cervo e cacciagione, con funghi porcini di contorno; prima del dolce, un pezzettino di formaggio: Casera, Scimudin o Bitto; come dessert, una fetta di bisciöla, rustico panettone con noci, fichi e uvette. Il tutto, accompagnato dai vini valtellinesi (Sassella, Grumello, Inferno e Sfursat, per nominare i più conosciuti). E, dopo il caffè del pignattino, è tempo di un brindisi con una grappa o con un amaro locale, Braulio, Taneda o Genepì.