Cookie Consent by Free Privacy Policy website Olivari punta sul “Saper Fare” del Made in Italy e lo racconta durante l’evento “Fare Bene. Fare Insieme”
febbraio 07, 2020 - Olivari

Olivari punta sul “Saper Fare” del Made in Italy e lo racconta durante l’evento “Fare Bene. Fare Insieme”

La bellezza e la qualità sono i tratti distintivi del Made in Italy.

Il “bello e ben fatto”, come espresso nel rapporto elaborato dal Centro Studi di Confindustria “Esportare la dolce vita”, rappresenta una quota importante dell’export e quindi del PIL italiano, in particolare nei settori delle “3 F”: Fashion, Furniture and Food.

In un clima di incertezza economica, le aziende italiane hanno continuato a rafforzarsi e a crescere anno dopo anno.

La qualità dei materiali, l’accuratezza delle lavorazioni e il #design sono gli elementi che rendono riconoscibile la manifattura italiana: peculiarità virtuose e su cui si rifletterà in occasione dell’evento “Fare bene. Fare insieme”.

Un’opportunità importante per raccontare le caratteristiche delle PMI italiane, che sviluppano una produzione al 100% italiana e continuano ad investire sul proprio territorio e sulle risorse umane.

Tra le eccellenze italiane che rappresentano il Made in Italy simbolo di bellezza e di qualità in tutto il mondo un posto particolare ha Olivari, l’azienda fondata da Battista #olivari nel 1911 a Borgomanero, in provincia di Novara, dove ancora oggi si trovano gli stabilimenti ed avviene l’intera produzione: partendo da barre in ottone, le maniglie vengono stampate, lavorate, smerigliate, lucidate, cromate e marchiate al laser.

Nei suoi cento anni di storia, la famiglia #olivari ha tramandato di generazione in generazione fin ad oggi la passione per il lavoro, l’attenzione ai dettagli e la ricerca dell’innovazione, affidandosi alla creatività dei migliori designer ed architetti.

L’identità #olivari si è formata nel corso del tempo a partire da quella collaborazione strettissima tra Architetti e Industria che ha fatto la storia del Made in Italy: tra i tanti, Gio Ponti e Franco Albini, Ignazio Gardella e i BBPR. Successivamente Enzo Mari, Rodolfo Dordoni, Piero Lissoni, Patricia Urquiola, Marcel Wanders sono alcuni dei designer che hanno collaborato con #olivari, insieme a grandi protagonisti dell’architettura contemporanea come Shigeru Ban, Steven Holl, Toyo Ito, Daniel Libeskind, Dominique Perrault, Jean Nouvel, Ben Van Berkel. Ognuno di loro ha espresso un proprio linguaggio formale, creando maniglie minimali, scultoree, ergonomiche, ironiche …

Milano, febbraio 2020

OLIVARI, 100 ANNI DI STORIA

Nei suoi cento anni di storia la #olivari ha sempre ricercato il massimo della qualità affidandosi alla creatività dei migliori designer ed architetti. Di generazione in generazione la famiglia #olivari ha tramandato fin ad oggi l’attenzione per i dettagli, la ricerca dell’innovazione e soprattutto la passione per il lavoro.

Gli inizi

Battista #olivari fondò l’azienda nel 1911 a Borgomanero, in provincia di Novara, dove ancora oggi si trovano gli stabilimenti ed avviene l’intera produzione di maniglie. Nel 1926 gli succedette la moglie Antonietta Ramelli, a quell’epoca una delle poche donne a capo di un’azienda, e già negli anni Trenta iniziarono le prime collaborazioni con i più importanti architetti italiani dell’epoca: Marcello Piacentini e Gio Ponti.

Dopo la guerra

Dopo la seconda guerra mondiale la ditta, passata nelle mani dei fratelli Ernesto, Ambrogio e Luigi, contribuisce alla ricostruzione lavorando fianco a fianco non solo con Gio Ponti, che disegna un classico come la maniglia Lama, ma anche con architetti della statura di Franco Albini, Ignazio Gardella, Angelo Mangiarotti, Luigi Caccia Dominioni e i BBPR. Questi progettisti disegnano maniglie di grande bellezza appositamente per i loro edifici, che poi rimangono nel catalogo #olivari. Alcune di queste sono tutt’oggi in produzione, testimonianza di una qualità estetica senza tempo.

Gli anni Sessanta

A partire dagli anni Sessanta la #olivari, alla ricerca di soluzioni progettuali sempre nuove, decide di coinvolgere i maggiori esponenti del #design italiano, come Sergio Asti, Marcello Nizzoli e Joe Colombo. Nello stesso tempo non smette di seguire l’evoluzione della tecnologia: è così che nel 1959 introduce sul mercato Bica, la prima maniglia in alluminio anodizzato, e nel 1970 Boma, la prima maniglia in resina colorata: entrambe diventano rapidamente due iconici best-seller.

Gli anni Ottanta

Negli anni Ottanta l’azienda passa progressivamente alla terza generazione della famiglia #olivari, che inizia a fare esperienza e ad apportare il proprio fresco entusiasmo. Vengono chiamati nuovi progettisti: Giorgetto Giugiaro, Ferdinand A. Porsche, Rodolfo Bonetto e Giotto Stoppino, che vince il Compasso d’Oro con la maniglia Alessia.

Gli anni Novanta

Il decennio successivo è segnato dalla proficua collaborazione con Alessandro Mendini, che in qualità di art director ripensa l’immagine dell’azienda e la porta a riscoprire le proprie radici, con il libro: “L’ architettura presa per mano. La maniglia moderna e la produzione Olivari”. Arrivano così le maniglie di Paolo Portoghesi, Oscar Tusquets, Andrea Branzi, Massimo Iosa Ghini e Vico Magistretti.

Gli anni Duemila

Con gli anni Duemila si assiste al rinnovamento dei processi produttivi, altamente automatizzati e compatibili con l’ambiente, e all’introduzione delle finiture Biocromo e Superfinish. Rodolfo Dordoni, James Irvine, Piero Lissoni, Patricia Urquiola sono alcuni dei designer coinvolti, ai quali si aggiungono grandi protagonisti dell’architettura contemporanea: Shigeru Ban, Steven Holl, Toyo Ito, Daniel Libeskind e Dominique Perrault.

Gli anni Duemiladieci

All’ inizio degli anni Duemiladieci, si festeggia il centenario dell’azienda e viene realizzato il libro: “Macchina semplice. 100 anni di maniglie Olivari”, presentato in Biennale Architettura a Venezia e in Triennale a Milano. Grandi progettisti contemporanei, quali Piero Lissoni, Rodolfo Dordoni, Patricia Urquiola, Jean Nouvel, esprimendosi con linguaggi diversificati, creano maniglie minimali, ergonomiche, scultoree, ironiche. E poi ancora Ben van Berkel/UNStudio, Zaha Hadid, Rem Koolhaas/OMA, Marcel Wanders e Vincent Van Duysen …ed oggi Antonio Citterio, Carlo Colombo, Max Pajetta e Luca Casini….

Quali meraviglie ci riserverà #olivari in futuro?