Cookie Consent by Free Privacy Policy website La birra italiana, numeri e tendenze di consumo
marzo 25, 2015 - Veronafiere

La birra italiana, numeri e tendenze di consumo

Gli stabilimenti italiani hanno prodotto nel 2013 ben 13,2 milioni di ettolitri di birra (-0,3%). Un dato stabile, che permette al nostro Paese di confermarsi come decimo produttore europeo, sebbene distante da Germania (93,4 milioni di ettolitri), Regno Unito (41,9 milioni di ettolitri) o Polonia (39,6 milioni di ettolitri). Del totale di birra prodotta in Italia, 1milione e 927mila ettolitri vengono esportati (ossia il 14,5% del totale prodotto), mentre il resto ha soddisfatto circa i due terzi della domanda interna di birra, attestatasi a 17milioni e 502mila ettolitri. Molto bene la produzione di malto, che come sempre viene interamente assorbita dall’industria italiana, che sale a 673.700 quintali (+3,8% rispetto al 2012), confermando un trend di crescita positivo. Export “fiore all’occhiello”, ma in calo nel 2013 mentre importazioni restano stabili (+0,3%) La birra italiana continua a rappresentare un fiore all’occhiello del Made in Italy, grazie ai quasi 2 milioni di ettolitri esportati, ma per il secondo anno consecutivo registra una flessione che porta le esportazioni a 1milione 927mila ettolitri (-3,3% rispetto al 2012). In termini di destinazioni, il mercato UE ha assorbito il 68% del totale, con la Gran Bretagna a fare la parte del leone con quasi 1 milione di ettolitri importati dall’Italia. Tra i Paesi extra-europei, Stati Uniti (quasi 170.000 ettolitri), Sudafrica (oltre 162.000), Albania (62.000) e Australia (27.000), sono le destinazioni principali del prodotto. Dall’altro lato, dopo il calo dello scorso anno, l’import torna a stabilizzarsi (+0,3%). Nel 2013, infatti, sono stati importati 6milioni e 175mila ettolitri. Il principale Paese esportatore di birra in Italia si conferma la Germania, con 3milioni e 140mila ettolitri (50,8% del totale delle importazioni). L’Italia continua ad importare dagli altri Paesi UE la quasi totalità (96%) del fabbisogno di birra non coperto dalla produzione nazionale. Consumo procapite stabile a 29,2 litri, ma cresce il consumo in casa a scapito del fuori-casa I 17milioni e 504mila ettolitri di birra consumati nel 2013 hanno segnato un lievissimo aumento (+0,3%) rispetto ai 17milioni e 458mila del 2012. Dall’altra parte, però, il consumo pro capite rimane invariato: 29,2 litri annui contro i 29,3 del 2012; valore che conferma l’Italia all’ultimo posto per consumi di birra in Europa, distante da Repubblica Ceca (144 litri procapite), Germania (107), Austria (106) ma anche da realtà “mediterranee” come la Spagna (47,5) e la Grecia (38,3). Nel dettaglio, fa riflettere il cambiamento della composizione dei consumi: la crisi economica - combinata con l’aumento dei prezzi provocato dagli incrementi fiscali del 2013 - ha comportato l’accentuarsi di due fenomeni. Da una parte cresce una dimensione più domestica del prodotto, con consumi di birra che si spostano dal cosiddetto Fuori Casa (On Trade) all’acquisto nella distribuzione moderna e tradizionale (Off Trade): rispetto al 2012, il primo è sceso dal 41% al 40,3%, mentre il secondo è corrispondentemente salito dal 59% al 59,7. Si riduce dunque percentualmente il consumo fuori casa (bar, ristoranti, pub, ecc.) mentre aumenta il numero di coloro che acquistano birra per poi berla fra le pareti domestiche. Altro fenomeno rilevante per il settore è lo spostamento verso i prodotti più economici. Relativamente alle tipologie di birra, segmenti top del mercato - che consentono marginalità più alte al settore - hanno registrato una evidente flessione: la quota di mercato delle Specialità è scesa di quasi due punti, dal 13,4% all’11,5%, quella delle Premium di oltre tre punti e mezzo, dal 30,3% al 26,7%. Ciò a tutto vantaggio delle birre di minor prezzo, in particolare il Main stream, salito dal 47% al 51%, e le Private Label, passate dal 6,4% al 7,7%.